Le origini del nome Marcello (mar e coelum) si ritrovano nell’antico stemma di famiglia,
nel quale appaiono l’onda d’oro del mare e l’azzurro del cielo.
La presenza della famiglia Marcello nella vita sociale, culturale e politica di Venezia è documentata da oltre mille anni. Il nome Marcello è già presente nella storia di Venezia con quello del Doge Tegaliano Marcello (717-726), ma non è certa la sua parentela con la nobile casata. Il primo documento è del 982, quando i maggiorenti della città donarono l’isola di San Giorgio all’ordine Benedettino. Tra i firmatari dell’atto figura anche Pietro Marcello, dal quale ha inizio la linea genealogica che giunge fino ai nostri giorni. Il prestigio della famiglia crebbe nei tre secoli successivi fino a quando, nel 1297, il Maggior Consiglio dichiara chiuso l’elenco delle famiglie che da quel momento avrebbero potuto adire alle più alte cariche politiche, includendovi i Marcello (l’avvenimento è chiamato ‘serrata’). La partecipazione al massimo organo decisionale e di potere di Venezia era dunque riservato soltanto alle più potenti casate aristocratiche. Nel corso del tempo, i Marcello si distinsero innanzitutto nel mestiere delle armi, dando alla Repubblica molti comandanti di terra e famosi ammiragli.
Nel XV secolo, il periodo di massimo splendore della famiglia, Jacopo Antonio Marcello, grande umanista e mecenate, combatté valorosamente contro i Visconti di Milano. Jacopo Antonio eliminò il problema dell’assedio visconteo per molte città venete trasportando quarantaquattro navi attraverso le colline che separano l’Adige dal Lago di Garda pur di aggirare il nemico e combattere sull’acqua, elemento preferito dall’esercito veneziano. L’impresa era ardita ma il suo coraggio fu premiato con una vittoria altrimenti impensabile via terra: liberò Brescia nel 1438 e poi Verona nel 1440.
Nicolò Marcello, dopo essere stato ambasciatore a Trebisonda, Bailo a Costantinopoli, Procuratore di San Marco, nel 1473 fu eletto Doge. Durante il suo dogado, fu coniata una moneta che portava il suo nome (la Marcella) e che fu utilizzata per molti anni a seguire. Nei commerci la famiglia si specializzò nell’importazione della seta e dei damaschi con attività fiorenti in molte città d’oriente oltre a Costantinopoli. Si ricordi il ritratto del Doge Nicolò dipinto dal Tiziano alla fine del 1400 (ora ai Musei Vaticani) che lo rappresenta coperto di quei damaschi che lui stesso commerciava e che fece introdurre nella moda degli abiti dogali ufficiali. Dieci anni dopo un altro Jacopo Marcello, generale da mar, conquistò la Puglia e morì colpito da una bombarda durante la presa di Gallipoli nel Maggio del 1484.
Si ricorda Loredana Marcello Dogaressa moglie di Luigi Mocenico ed in particolare Lorenzo Marcello morto a cinquantatre anni a causa di un colpo di cannone durante lo scontro navale del 1656 nella Giornata dei Dardanelli. Il più famoso resta Nicolò divenuto Doge, dal quale deriva la tradizione di rappresentare i Dogi sulle monete in ginocchio davanti a San Marco. Nel Settecento la famiglia era divisa in cinque rami contando quattro senatori, un titolato di Pregadi e sei membri del Consiglio dei Quaranta.
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