Sono giorni di grande fermento al Castello di Monselice, chiuso al pubblico da oggi a venerdì, in quanto location scelta per le riprese del dokufiction “Amerigo Vespucci – Il nome dell’America” del regista tedesco Eike Schmitz, uomo dalla grande cultura e dall’animo poetico.
Schmitz, divenuto famoso per aver raccontato le storie dei grandi geni veneti e italiani in ogni campo e in ogni tempo, registrerà qui il suo ultimo progetto dedicato ad Amerigo Vespucci: uno dei tre grandi esploratori italiani, accanto a Cristoforo Colombo e Giovanni Caboto, che tra la fine del 1400 e i primi anni del 1500, si avventurarono oltre le Colonne d’ Ercole per cercare di raggiungere la Cina e le Indie navigando verso Ovest. Vespucci ebbe l’intuizione che la costa scoperta dall’amico Colombo fosse il Nuovo Mondo che, a sua insaputa, prenderà il suo nome. Alle interviste ad esperti internazionali e direttori di fondi archivistici si affiancheranno le ricostruzioni storiche che, riproducendo momenti di vita del grande esploratore, serviranno a metterne in luce l’aspetto umano, i dubbi e nel contempo il coraggio e le intuizioni tali da renderlo un rivoluzionario della sua epoca.
Il documentario è realizzato in collaborazione con Massimiliano Salino e la casa di produzione Atlantis-film, e sarà distribuito in Germania sulla rete televisiva nazionale ZDF, nel programma in prima serata Terra X, e sul canale ARTE in Francia e Germania. Per curare i set e le ricostruzioni sia scenografiche che degli atteggiamenti degli attori, è stato chiamato Raffaele Dessì, studioso che ha collaborato con emittenti come RAI, National Geographic, Arte, Mediaset e per la quarta volta con Atlantis Film. Dopo aver gestito i set veneziani di Casanova, quelli di Vivaldi tra Bologna la terraferma veneziana e il centro storico, per arrivare all’impegnativa esperienza su Galileo le cui registrazioni si sono fatte a Pisa, Firenze, Fiesole e Venezia, quest’ anno ha proposto di concentrare le riprese di interni in un unico luogo: il Castello di Monselice.
L’avvocato Aldo Rozzi Marin, amministratore Unico della società Immobiliare Marco Polo Srl, che gestisce il complesso monumentale della Rocca, esprime la sua riconoscenza alla produzione per aver scelto il Castello e la Città di Monselice. Il complesso è stato scelto in quanto caratterizzato da un’ esposizione di arredi, ceramiche, vetri ed opere d’arte che lo rendono unico nel panorama nazionale. Nascendo da una collezione privata si trovano infatti all’interno arredi quasi coevi che provengono da diverse località: tavoli intarsiati accanto a cassoni intagliati e sedute rivestite sia in velluto, quindi dal gusto più veneto – fiorentino, che in pelle, per cui dal gusto più dell’Italia del nord / Spagna, con pareti affrescate e preziosi camini secolari perfettamente conservati. Del Castello si utilizzeranno anche gli esterni dove saranno simulati scorci della campagna fiorentina. Fondamentali per la riuscita di una ricostruzione filologica i costumi dell’Atelier Pietro Longhi, realizzati da Francesco Briggi, costumista impegnato nella produzione di abiti storici per musei, produzioni cinematografiche e teatrali e rievocatori, appositamente realizzati e fondamentali per una buona ricostruzione storica, il Castello di Monselice diventerà dunque il grande protagonista del dokufiction “Amerigo Vespucci – Il nome dell’ America” dove grazie alla direzione e l’esperienza di Eike Schmitz, la grande e preziosa collezione conservata nel museo, la consulenza storica di Raffaele Dessì, le scelte della fotografia di Thomas Bresinsky, i costumi dell’Atelier Pietro Longhi, prenderà forma la storia del geografo più famoso.